Il Greenwashing è un neologismo inglese che generalmente viene tradotto come ecologismo/ambientalismo di facciata. Indica la strategia di comunicazione di certe imprese, organizzazioni o istituzioni politiche finalizzata a costruire un'immagine di sé ingannevolmente positiva sotto il profilo dell'impatto ambientale, allo scopo di distogliere l'attenzione dell'opinione pubblica dagli effetti negativi per l'ambiente dovuti alle proprie attività, che venne instaurata già dagli anni '70.
Il Greenwashing si rivela un grande affare perché:
Costa poco, investire in pubblicità è più economico che cambiare la catena di produzione
Il consumatore è molto sensibile alla tematica ambientale, ma non fa nulla di concreto per migliorare le cose, però se deve scegliere tra un acquisto green e uno non dichiarato tale, sceglierà quasi sempre il primo
In assenza di innovazione nel prodotto che si vende è facile distinguersi dalla concorrenza battendo sull’ecosostenibilità
Se si viene scoperti si è sempre in grado di giustificarsi sostenendo che poco è meglio di niente”
Le aziende devono quindi realmente modificare i loro processi produttivi e seguire le regole della GREEN MANUFACTURING, codice ISO 14000
Bisogna eliminare e ridurre i cosiddetti 7 sprechi verdi:
Energia: bisogna avere un'autoproduzione con energie rinnovabili
Acqua: minimizzarla, usare acqua piovana e depurare le acque usate nei processi
Materiali: valutare l'impatto ambientale e la biodegradabilità
Rifiuti: ridurre, riusare e riciclare
Trasporto: uso dei veicoli elettrici e scegliere materie prime vicine
Emissioni: analisi da effettuare su tutto il ciclo del prodotto
Biodiversità: tutela e rigenerazione del territorio
Immagine di copertina: www.ecowatch.com