Gli inizi sono collocabili in Inghilterra tra gli ultimi decenni del 18° e la prima metà del 19° e poi essa si diffuse, nei secoli seguenti, in altri Paesi Europei e negli Stati Uniti d'America.
Essa determinò un enorme cambiamento nei processi di produzione dei beni manifatturieri e in tutti gli altri settori della vita e per questo fu chiamata rivoluzione. Il nuovo sistema industriale prevedeva l'impiego di operai che lavoravano all'interno di grandi e caotiche fabbriche e la sostituzione delle fonti di energia tradizionale come per esempio animali, vento e acqua con fonti combustibili come il carbone che permisero l'introduzione delle macchine a vapore.
Il suo sviluppo fu reso possibile dalla combinazione di una serie di precondizioni: istituzioni che favorivano l'iniziativa individuale, una ricerca scientifica avanzata che stimolava le scoperte tecnologiche, un vasto settore di agricoltura capitalistica nelle mani di grandi e medi proprietari aperti all'innovazione e dotati di elevate capacità di investimento, un'industria manifatturiera ed estrattiva dinamica e in grado di liberare capitali, un'eccellente rete di trasporti, un tasso di urbanizzazione che non aveva riscontro in alcun altro paese, un prospero commercio interno e internazionale all'interno di un impero coloniale, come quello britannico, ricco di risorse.
CRESCITA DEMOGRAFICA
La Rivoluzione industriale fu accompagnata da una rapida crescita della popolazione. Prima della Rivoluzione industriale, gli aumenti della popolazione non erano seguiti da aumenti della produzione di pari entità. La crescita demografica si scontrava contro il tetto delle risorse disponibili e questo bloccava la crescita demografica. L’aumento della popolazione fu dovuto più alla diminuzione della mortalità che all’aumento della natalità. La diminuzione della mortalità fu dovuta a: Riduzione delle epidemie; Aumento dei raccolti; Progressi dell’igiene e della scienza medica.
Per quanto riguarda il commercio si assistette alla costruzione di strade e canali fornendo un contributo determinante per lo sviluppo degli scambi commerciali e per la formazione del mercato interno. In questo periodo le potenze europee intensificarono i commerci con le proprie colonie per importare materie prime utili alle nuove fabbriche.
LA MECCANIZZAZIONE
La meccanizzazione rappresentò un'importante rivoluzione tecnologica che investì le aziende a conduzione capitalistica, in particolare quelle tessili, minerarie, siderurgiche e meccaniche. Tuttavia, l'adozione di macchinari comportò significativi cambiamenti anche nel settore dei trasporti, come dimostra la costruzione del primo vaporetto da parte di R. Fulton nel 1807 e la prima traversata dell'Atlantico di una nave a vapore nel 1819. Inoltre, l'ingegnere inglese G. Stephenson nel 1814 realizzò la prima locomotiva, che successivamente venne ulteriormente perfezionata per permettere l'inaugurazione della prima linea ferroviaria in Inghilterra nel 1825. Un'altra invenzione che ha avuto un enorme impatto sulla comunicazione e sulla trasmissione di informazioni è il telegrafo.
Sebbene la macchina a vapore abbia costituito il fondamento tecnologico più importante della rivoluzione industriale, la sua applicazione più significativa in termini di organizzazione fu il sistema di fabbrica. Esso riguardava i modi di produzione e la suddivisione del lavoro: da un lato i padroni, proprietari del capitale necessario agli investimenti in macchinari e al pagamento dei salari degli operai, e dall'altro gli operai stessi che vendevano la loro forza lavoro. L'adozione delle macchine per la produzione su vasta scala portò a una concentrazione di masse di lavoratori in fabbriche organizzate secondo criteri razionali, con funzioni, orari e ritmi definiti in base alle esigenze della divisione del lavoro. Questo nuovo modello di produzione comportò anche gravi problemi sociali legati alle condizioni di lavoro degli operai, come lunghi turni, bassi salari e pessime condizioni delle fabbriche, che spesso provocavano malattie e infortuni sul lavoro.
GLI OPERAI E IL LUDDISMO
Gli operai, vendendo la loro forza lavoro, erano spesso costretti a lavorare in condizioni molto dure, con turni lunghi e salari bassi, mentre i proprietari delle fabbriche cercavano di massimizzare i profitti. Le macchine, introdotte per aumentare la produttività, spesso portavano a una maggiore sfruttamento degli operai, che vedevano ridursi il proprio ruolo all'interno del processo produttivo. In questo contesto, nel Regno Unito, nacque il movimento operaio noto come luddismo intorno al 1810, il cui obiettivo era di sabotare le macchine considerate responsabili della disoccupazione e dei bassi salari, e di ritornare al lavoro artigianale del passato. Le proteste e gli scontri aumentarono notevolmente, e le autorità risposero con la repressione, a volte molto dura, contro i luddisti. Tuttavia, il movimento ebbe un ruolo importante nel sollevare questioni relative alla giustizia economica e alla condizione degli operai, contribuendo alla nascita del movimento sindacale e all'elaborazione di nuove teorie sul lavoro e sulla proprietà.
L’ILLUMINISMO
E' un movimento culturale e intellettuale che si diffuse in Europa tra il XVII e il XVIII secolo. Tra le sue caratteristiche fondamentali c'è la fiducia ottimistica nel progresso scientifico e intellettuale, che porterebbe a migliorare le condizioni di vita dell'uomo e a influenzare la concezione stessa della storia. Inoltre, gli illuministi promuovevano il valore della tolleranza, sia nella vita quotidiana di ciascuno sia nel garantire la pacifica convivenza tra le religioni.
Gli illuministi non si concentravano su teorie filosofiche astratte, ma piuttosto su un rigoroso metodo di indagine della realtà in cui l'uomo agisce, in linea con l'approccio scientifico imposto da Galileo Galilei e Isaac Newton.
DUE PENSIERI ECONOMICI
Gli illuministi si interessarono molto alla politica economica degli stati, in quanto il grande sviluppo economico e l'incremento della popolazione suscitavano grande interesse. I primi a creare una scienza economica, dando un'analisi scientifica all'economia, furono i liberisti in Inghilterra e i fisiocratici in Francia. I due pensieri economici condividevano alcuni principi fondamentali: l'economia è soggetta alle leggi naturali, come ad esempio la determinazione dei prezzi dalla domanda e dall'offerta; nessuno stato, specialmente quelli di stampo assolutistico, deve ostacolare il libero commercio e l'iniziativa individuale. Inoltre, proposero una nuova politica economica volta ad abolire tutte le limitazioni che ostacolavano lo sviluppo.
FISIOCRAZIA
La fisiocrazia è una dottrina economica che ha avuto origine nel XVIII secolo in Francia. Francois Quesnay è considerato il suo fondatore ed è noto soprattutto per la sua opera "Tableau économique" in cui afferma che solo l'agricoltura e le miniere sono una vera e propria attività produttiva, in quanto produce un surplus netto rispetto ai costi sostenuti per la sua produzione, mentre le altre attività economiche come l'industria e il commercio sono considerate attività parassitarie che non producono ricchezza. Quesnay sosteneva che la natura è la sola fonte di ricchezza e che la prosperità di un paese dipende dalla capacità di utilizzare efficacemente le sue risorse naturali.
Inoltre, Quesnay proponeva una modernizzazione dell'economia, basata sulla liberalizzazione del commercio e sull'abolizione dei vincoli feudali, in modo da creare un ambiente favorevole allo sviluppo economico. ha influenzato la successiva evoluzione del pensiero economico, soprattutto per quanto riguarda l'idea che la prosperità di un paese dipende dalla produttività dell'agricoltura e dalla capacità di utilizzare efficacemente le risorse naturali.
LIBERISMO
Adam Smith fu un importante economista e filosofo scozzese del XVIII secolo, noto soprattutto per la sua opera "Ricerche sopra la natura e le cause della ricchezza delle nazioni". Egli è considerato il padre fondatore del liberalismo economico e svolse i primi studi sistematici sulla natura del capitalismo e dello sviluppo storico dell'industria e del commercio tra le nazioni europee.
Nel suo lavoro, sostiene che l'unica fonte di ricchezza è il lavoro e che la fabbrica moderna è il luogo in cui il capitale viene investito per la produzione di valore di scambio e fondo la base del pensiero economico moderno, tra cui la teoria del libero mercato, la divisione del lavoro e il concetto di mano invisibile. In particolare, Smith sosteneva che l'interesse privato degli imprenditori è la molla che spinge a sviluppare la produzione e la circolazione delle merci, e che il libero mercato, senza l'interferenza del governo, era il modo migliore per garantire la prosperità economica e il benessere generale.
Le idee di Smith hanno avuto un'enorme influenza sulla teoria economica e politica moderna e sono alla base del sistema capitalistico che oggi domina gran parte del mondo occidentale.